Lo sviluppo linguistico tipico delinea un percorso comune ad ogni bambino nell’ambito del quale possono essere identificate delle età di riferimento:
- 0-3 mesi: Il primo segnale vocale utilizzato dal bambino è il pianto, questo viene utilizzato principalmente per esprimere un disagio fisico quale la fame, mal di pancia ecc.. è importante la risposta che il care giver dà a questo segnale per determinare la comparsa successiva di altre espressioni comunicative.
- 3-5 mesi: Il bambino utilizza pianti, gorgheggi, sorrisi, gridolini, ma ancora in modo non intenzionale. L’adulto gioca, imitando il bambino, ed il bambino tenta di imitare l’adulto in un primo gioco di scambio comunicativo.
- 6-8 mesi: Il bambino inizia ad esercitare gli organi articolatori e uditivi, giocando con i primi suoni della lingua e sperimentando la propria voce. È il periodo della “lallazione”, in cui produce sequenze di sillabe (da-da-da, la-la-la) per ilo solo piacere di ascoltarsi.
- 9-12 mesi: Il bambino utilizza principalmente i gesti per comunicare i suoi interessi ed entrare in relazione con gli altri: indica oggetti, li mostra, li dà e li richiede. A livello verbale non compaiono ancora vere parole, ma sillabe diverse in sequenza (pa-ba), inizia invece a comprendere molte parole di quelle utilizzate dagli adulti.
- 12-16 mesi: Intorno all’anno il bambino comincia a pronunciare le prime parole strettamente legate al contesto in cui si trova (mamma, papà, palla…). È, inoltre, molto bravo a comunicare con i gesti, che diventano sempre più complessi: fa “no” con la testa, apre le braccia per fare “non c’è più”, fa il verso del pesce con la bocca, saluta con la mano.
- 16-18 mesi: Il bambino capisce che tutte le cose hanno un nome e amplia sempre di più il numero di parole comprese. Impara velocemente nuove parole, anche se il più delle volte le affianca ai gesti per comunicare.
- 18-24 mesi: Intorno ai 18 mesi si verifica la cosiddetta “esplosione del vocabolario”: il numero di parole prodotte dal bambino aumenta notevolmente, fino ad arrivare a circa 50 parole differenti. Il bambino utilizza la parola-frase (ovvero dice “palla” intendendo “voglio la palla”). Si riduce gradualmente il numero di gesti utilizzati dal bambino, che inizia a preferire il canale verbale per comunicare.
- 2-3 anni: Compare la frase bimodale, che vede l’abbinamento di due parole a costruire la frase (soggetto verbo, verbo oggetto ecc..). Il bambino inizia ad utilizzare gli aggettivi e i verbi, a volte coniugandoli.
- 3-4 anni: Il bambino inizia ad usare parole astratte, pronomi, preposizioni e a comporre frasi complete, con soggetto, verbo e oggetto. Aumenta anche la comprensione del linguaggio nelle attività quotidiane. L’acquisizione della grammatica e dell’uso dei suoni del linguaggio è ora completata. Da ora in poi ci sarà solo un progressivo incremento del lessico e un affinamento nell’organizzazione sintattica delle frasi.
- dopo i 4 anni: inizia lo sviluppo della narrazione, che consente al bambino di raccontare le prime fiabe precedentemente ascoltate o di narrare le attività fatte a scuola.
Può succedere, però, che in alcuni casi, sotto l’influenza di diversi fattori, il linguaggio del bambino non si sviluppi armoniosamente. In questo caso si parla di uno sviluppo atipico, che configura un ritardo nello sviluppo del linguaggio.
In particolare, si parla di ritardo del linguaggio nel caso in cui:
- Il bambino produca meno di 10 parole nella fascia di età 18-23 mesi o meno di 50 parole a 24 mesi
- Non ci sia la frase bimodale, quindi composta da soggetto e verbo, a 30 mesi
- Produca frasi di lunghezza inferiore alle 3 parole a 36 mesi
- Produca enunciati con meno di 4 parole a 4 anni e inferiori alle 4,5 parole a 4 anni e mezzo
È possibile che questi bambini abbiano unicamente uno sviluppo linguistico un po’ più lento e che necessitino solo di più tempo e qualche aiuto in più rispetto agli altri, in questi bambini, definiti Late Bloomers (ovvero bambini che sbocciano dopo), non emerge un disturbo primario di linguaggio. In altri casi invece, qualora il disturbo permanga oltre i 48 mesi, si parla di un vero e proprio DPL.
Poiché numerose evidenze affermano che la ritardata comparsa del linguaggio e la sua rallentata evoluzione rappresentano un fattore di rischio per lo sviluppo di un disturbo primario di linguaggio, si consiglia una valutazione logopedica tempestiva da parte di uno specialista, che saprà guidare il bambino e i genitori nel recupero delle abilità linguistiche.